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About bardanera

Figlio di Chernobyl, nato in una fredda mattina autunnale, Bardanera ha, da poco, tirato una linea di demarcazione tra il suo passato e ciò che sta costruendo. Musico, operatore sociale ed attivista libertario, ama i carciofi sott'olio, la musica celtica e suonare il banjo nudo al chiaro di luna. Odia il pop, le divise, e tutto ciò che rende la sua vita e quella degli altri una prigione.

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Piramidi di Teotihuacan
Si ritorna a casa, dopo questo intensissimo eun po’ spericolato viaggietto messicano….
Un grazie di cuore a chi mi ha ospitato, a Chava e a Chaneche (il gatto umanizzato), i/le compas di San Cristobal, Tony per l’amicizia coltivata in 10 giorni di freddo e camminate, i compas di Huitepec (ahora no ay un “Lio”…), i presos politici della prigione di San Cris, per la grande umanita’ e determinazione, il calzone gigante (che sto ancora digerendo) del miglior pizzaiolo del Chiapas, le amache e l’argentina di Mazunte, la vieja del Mezcal di Oaxaca, la bronchite, il parassita allo stomaco e la vendetta di Montezuma, l’aria pulita e salubre di Citta’ del Messico e, infine, i miei compas sguisseri che mi hanno accolto in questa splendida terra e che con la loro conoscenza ed esperienza mi hanno permesso di visitare e conoscere posti e luoghi incredibili.
Muchas gracias y que ve vaya bien a tod@s!
Bardanera

Il viaggiatore
(Mercanti di Liquore)

Il viaggio non è l’emozione di attimi pericolosi
il viaggio è la gioia del tempo
pericolo è stare rinchiusi

Direzione casuale, non prevede sosta
chi viaggia detesta l’estate
l’estate appartiene al turista

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.

Mischiare presente e ricordi, le strade possibili fatte
fu forse salsedine o neve
fu forse ponente o levante

L’amore lasciato sospeso, qualcuno ne approfitterò
ma questo riguarda il ritorno
remota possibilità

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento.

Se impari la strada a memoria di certo non trovi granchè
se invece smarrisci la rotta
il mondo è lì tutto per te

Paese significa storia e storia significa lingua
impara la tua direzione
da gente che non ti somiglia

Il viaggiatore viaggia solo
e non lo fa per tornare contento
lui viaggia perchè di mestiere ha scelto il mestiere di vento


Zipolite? Naaaa..Mazunte!

Dopo la comunita’ era proprio quello che mi ci voleva…amaca, hugo de piña, mar y sol….;-) oh yeaaah


L’antenna di Huitepec Ocotal

Dieci giorni non sono molti, se contati nell’arco di tutta un esistenza. Quando pero’ questi “pochi” giorni ce li si vive quasi a “usi e costumi” della comunita’ in cui si e’ ospitati, il tempo si dilata all’inverosimile. Partiti da San Cristobal siamo giunti al Caracol di Oventik, dove la Junta de Buen Gobierno Zapatista ci ha lasciato il permesso scritto per andare alla comunita’ di Huitepec Ocotal, situata su una montagna che domina San Cristobal, decorata in cima da un’antenna ripetitore per le varie televisioni locali e nazionali. Nostro scopo e’ stato quelo ci osservare che cosa accade all’interno della riserva naturale, il lavoro principale dei compas li e’ quello di monitorare la riserva contro il taglio di alberi e le provocazioni delle famiglie priiste (PRI, partito rivoluzionario istituzionale). Questa comunita’ difatti conta, su una 70ina di famiglie in totale, solamente 6/7 zapatiste. Malgrado le provocazioni la convivenza ci e’ apparsa buona la vita quotidiana in questo splendido llugar va avanti apparentemente in totale tranquillita’. Dicevamo, il nostro “lavoro” e’ stato quello di accompagnare i compas praticamente ogni mattina su e giu0 per i sentieri della riserva. Dopo qualche giorno di alberi tagliati ne abbiamo trovati e pure parecchi! In questi casi, compito dei compas e’ quello di “far rapporto” alla JBG di Oventik che decidera’ il da farsi. L’approccio e’ comunque sempre lo stesso: passamontagna e tranquillita’. I compas che abbiamo accompagnato si sono suddivisi in due brigate nei dieci giorni che siamo stati a Huitepec. La prima brigata di etnia e lingua Tzotzil, chiusetti e un poco restii al dialogo ma di gran cuore e squisitamente gentili. La seconda brigata di etnia e lingua Tzertal, decisamente piu’ estroversi e loquaci e con tutta l’aria di gran festaioli (gia’ ci dissero delle feste organizzate al Caracol…;-)). PArlando con i compa abbiamo intuito la storia di questa riserva, dal 98 in mano zapatista. Il governo aveva intenzione di privatizzarla per farci un museo e un parco geologico, i nativi del posto si sono pero’ uniti agli zapatisti dichiarando la riserva territorio autonomo protetto. Scandalosamente (ma ormai chi si si stupisce piu’…) pure la Coca Cola ha voluto (e vorrebbe tuttora) fare i suoi loschi e sporchi affari sulla pelle della gente di questo posto, succhiando l’acqua dalle pochi fonti disponibili e distruggendo il territorio (Colombia, Bolivia, India…que mas??). Malgrado, come dicevo, l’apparente tranquillita’ e l’aurea assai folkloristica di dormire in capanne di lamiera con il pavimento in terra battuta su tavole di legno a mo’ di letto a magnar riso e fagioli per praticamente 10 giorni, ci si rende conto di come la determinazione e la costanza dei compagni zapatisti nel continuare imperterriti a monitorare questo paradiso naturale sia di fndamentale importanza contro gli abusi e i soprusi da parte del malgoverno e dei suoi zerbini.
La chicca direi che e’ stata la visita della scuola autonoma zapatista, una capannetta con pochi banchi e una lavagnetta al muro dove abbiamo avuto il “privilgegio” tutto occidentale di poter fare una lezioncina di geografia e storia dei nostri paesi ai 7 bimbi presenti. Assai imbarazzante dal momento che ci siamo resi conto che questi bimbi mai sono iusciti e probabilmentemai usciranno dalle loro comunita’…Cilegina sulla torta (che ci ha fatto tornare all’accampamento con parecchi dubbi per la testa) il temino che il maestro ha voluto far fare ai bimbi (media di 10 anni): biodiversita’ dell’umanita’…Il contesto, col senno di poi, mi fa capire che in una scuola autonoma zapatista, l’educazione alla lotta e’ la base per un insegmanento fuori dai canoni delle scuole gestite dal malgoverno. Niente da stupirci quindi se, col nostro aiuto una volta terminato il temino il maestro ha tenuto la sua lezione non tanto sui concetti di biodiversita’ in generale e di umanita (ancora piu’ in generale) ma bensi’ sullo sfruttamente e il controllo che il neoliberismo e i malgoverni ne fanno a loro discapito. In poche parole quello che mi chiedo tutt’ora…proselitismo brucia tappe oppure forma ribelle ed autonoma d’insegnamento?