La musica è il mio Kiodofisso

Quando penso a tutte le menate che appesantiscono la mia esistenza, la musica rimane forse l’unica panacea in grado di alleviarmi ogni sintomo di malessere psico-fisico. Qualcuno disse che l’eroina è meglio del sesso; sinceramente non lo so, le mie esperienze in fatto di droghe si limitano a qualche sorso di “bibitone”, qualche disgustosa riga di bamba, un’indimenticabile passeggiata al chiaro di luna sotto psilocibina…Posso però per esperienza affermare che non c’è niente di più orgasmico che prendere in braccio una chitarra, alzare i volumi al massimo e stare dietro ad un pezzo dei miei idoli, i Led Zeppelin.Cercando un senso al mio suonare, oltre che alla continua e disperata ricerca di qualche povero cristo che abbia voglia e pazienza di lanciarsi in un progetto con il sottoscritto, da un anno a questa parte molte delle mie energie si sono concentrate in un progetto a dir poco ambizioso; Pacco ai giovani mi fa schifo, i raduni pseudo-culturali promossi dalle istituzioni pure, se non sei un virtuoso dello strumento non ti caga nessuno, per noi reietti da centro sociale altro non restava che creare qualcosa di certamente più fatiscente di quello che si trova in giro, ma sicuramente più interessante e stimolante per quello che concerne il sottobosco underground: una sala prove autogestita. Mah… Il nome da dare a questo spazio, sorto in uno degli ex sventra-cadaveri del CSOA il Molino, ci è parso da subito naturale chiamarlo Kiodofisso. Un po’ banale, me ne rendo conto, ma in quel periodo di altro non si parlava. La storia di questo spazio è decisamente più complessa di quanto possa sembrare, a differenza della sala concerti dove sin dagli esordi del Molino allo stabile ex-macello è da subito stata scelta appunto per accogliere i live e il bar, lo spazio della sala  prove è stato, in ordine cronologico:

-“La Fiaska”, ovvero, la bettola da briscola, benefit e aperitivi (il nome venne poi riproposto per un’altro spazio del Molino dove oggi vengono proposti dei concertini fichissimi).

-La radio, ovvero il progetto “Radio Scatolanera”  (http://scatolanera.noblogs.org) nato soprattutto dall’esigenza di creare un canale d’informazioni per il G8 in Scozia dove alcun* attivist* del Molino erano andati. Della radio, oggi, è rimasto solo il muro divisorio con tanto di oblò rettangolare.

-La “Barattola”, secondHand shop di breve vita, anche se devo dire che l’idea di tenerlo aperto durante le serate non era male.

Infine, dopo l’esperienza Katyusha (un giorno parlerò anche di questo…) e la sempre più voglia di creare uno spazio dove poter suonare senza vincoli e rotture di palle, abbiamo creato il “Kiodofisso”, laboratorio musicale, sala prove, e perchè no, in un futuro neanche troppo lontano, etichette indipendente (la serata di questo sabato con i Rein sarà una “prima” a nome Kiodofisso Rekordz).

Musicisti ambulanti e non, cercasi. Per qualsiasi info, kiodofisso@autistici.org!

P.s: d’ora in avanti, alla fine di ogni post, metterò una canzone che sento adatta all’argomento che sto trattando…Per cominciare, Joselito, dei catalani Larumbè!

LARUMBÈ -JOSELITO

About bardanera

Figlio di Chernobyl, nato in una fredda mattina autunnale, Bardanera ha, da poco, tirato una linea di demarcazione tra il suo passato e ciò che sta costruendo. Musico, operatore sociale ed attivista libertario, ama i carciofi sott'olio, la musica celtica e suonare il banjo nudo al chiaro di luna. Odia il pop, le divise, e tutto ciò che rende la sua vita e quella degli altri una prigione. View all posts by bardanera

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